domenica 19 luglio 2015

LA SOLITUDINE PER RITROVARE SE STESSI






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La solitudine è un argomento che spaventa molte persone, si sfugge da questa parola che rappresenta una delle più grandi paure dell’uomo. Si cerca in tutti i modi di avere mille impegni nella nostra vita e di poter stare tra la gente, questo ci rassicura perché in qualche modo conferma la nostra identità (il nostro Ego) e il nostro valore, prima a noi stessi e poi agli altri.

Non tutti riescono a percepire la solitudine come una delle risorse più preziose, e chi lo ha capito, riesce ad abbracciare la solitudine come un amuleto che ci permette di conoscere noi stessi, chi realmente siamo. Dobbiamo ricordarci che noi siamo soli, ma soli con la vita, la creazione, ed è partendo da questo che noi riusciamo ad essere “Uno” insieme all’altro, e agli altri. Si entra in questa solitudine che non è certo isolamento, ma è profondità, è come essere soli come lo è un Sole all’interno del suo sistema solare. Perché proprio quando ci sentiamo soli con la vita, con l’universo, riusciamo a risplendere, riusciamo a brillare, riusciamo ad entrare in amore. Paradossalmente si pensa che per amare bisogna essere insieme, e invece l’amore parte dalla solitudine, da quando si accetta di essere un Sole. Arthur Schopenhauer scriveva: “Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi”.




Essere soli permette di focalizzare e di comprendere il proprio cammino, la propria missione, permette di comprendere cosa è più adatto a sé, di scendere profondamente in un amore sempre più grande, nei confronti di tutto: della vita, delle persone, delle cose, delle situazioni. Un amore vero, che non rasenta l’attaccamento, ma che sfiora la perfezione, l’amore divino, l’amore incondizionato. La stessa solitudine che ha provato Gesù quando decise per quaranta giorni di isolarsi da tutto e da tutti andando nel deserto, per poter ascoltare la propria voce interiore, per capire davvero quale fosse la sua missione qui sulla terra e per resistere alle tentazioni materiali, di potere.




Per questo è molto importante imparare a stare da soli, a star bene in compagnia di se stessi, per poter viaggiare nella vita con un compagno fidato, che non ci abbandonerà mai. Quando si apprezza la propria compagnia, quando si riesce a stare bene con se stessi, questa nostra forza interiore risplende come un Sole, viene fuori, ed è un passaggio obbligato per poi stare bene con gli altri. Se non si sta bene con se stessi, se non si sta bene in propria compagnia, come possiamo pretendere di stare bene con gli altri e che quest’ultimi apprezzino la nostra compagnia? Se non ci apprezziamo/amiamo da soli, com’è pensabile che possiamo apprezzare e amare gli altri?




Noi cerchiamo l’amore, e questo amore scorre, si trova ovunque, noi non stiamo cercando “la persona”, ma l’amore che scorre attraverso la persona, e questo amore noi dobbiamo allenarci a riconoscerlo, allora sarà il momento che lo incontreremo. Perché è l’amore che dobbiamo incontrare, non la persona. Questa comprensione parte proprio dalla solitudine, dall’incontrare l’amore nella solitudine, in noi stessi e in tutto ciò che ci circonda. Allora veramente saremo in amore, con le parole, con lo sguardo, con i sentimenti: saremo totalmente innamorati della vita 😉 .




Quando accettiamo di incontrare la solitudine scopriamo di essere uniti con il tutto, e sarà la vita stessa a tenerci compagnia, non solo con una persona, ma con ogni suo elemento, e ci sentiremo così sostenuti dall’esistenza divina da non aver più bisogno d’altro. E con questo sostegno è possibile passare attraverso i momenti più difficili, superare ogni ostacolo e portare a compimento ciò che siamo venuti a fare.




“La capacità di essere soli è la capacità di amare. Potrà sembrarti paradossale, ma non lo è. È una verità esistenziale, solo le persone in grado di essere sole sono capaci di amare, di condividere, di immergersi nell’essenza più intima dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendente dall’altro, senza ridurlo a un oggetto, e senza esserne assuefatto. Permettono all’altro una libertà assoluta, perché sanno che, se l’altro se ne va, saranno altrettanto felici, quanto lo sono adesso.La loro felicità non può essere portata via dall’altro, perché non è stata data da lui. Ma allora perché vogliono stare insieme a qualcuno? Non è più un bisogno, è un lusso: godono nel condividere, hanno così tanta gioia che vogliono riversarla in qualcuno.Sanno suonare la propria vita come un assolo: un solista di flauto sa come godersi il suo strumento in un assolo, ma se incontra un suonatore solista di tabla, si godranno la possibilità di stare insieme e creare un’armonia tra il flauto e le tabla.” Osho




Tragicomico

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