Kahlil Gibran
"L'uomo è due uomini; l'uno è sveglio nel buio, l'altro è addormentato nella luce."Kahlil Gibran
Il tema dell'addormentamento è presente in molte tradizioni spirituali o esoteriche, ed è praticamente un luogo comune negli insegnamenti dei più grandi maestri, da Buddha a Gesù, da Gurdjieff a Krishnamurti.
Gibran in questo breve brano sottolinea la natura duale dell'esperienza umana: da un lato, quello dell'apparente veglia nella luce diurna e delle normali cose della vita, l'uomo è addormentato, perché essenzialmente inconsapevole; dall'altro lato, quello notturno del buio, l'uomo, stavolta inteso non come personalità ma come anima, è sveglio e presente... giacché l'anima è sempre presente.
Nella luce del giorno dunque va in giro la personalità addormentata, inconsapevole, i cui occhi sono ancora chiusi.
Nel buio della notte invece, quando la personalità si addormenta anche nel corpo oltre che nella mente, l'anima esce fuori per quanto le è consentito. E infatti suggerisce, sotto forma di sogni o sensazioni.
Il compito della personalità è quello di farsi da parte per far emergere l'anima, in modo che vi siano solo veglia e consapevolezza, e non più addormentamento e incoscienza.
Alla fine, vi sarà un solo uomo, sveglio nel buio e nella luce.
Osho
"Il miracolo non è camminare sull'acqua o sul fuoco. Il miracolo è risvegliarsi.
Il resto sono tutte sciocchezze."Osho
Tante persone, di qualunque tradizione religiosa, spirituale, esoterica, e di qualunque disciplina e convinzione interiore, si perdono dietro cose futili, sostituendo gli interessi e i passatempi comuni con interessi e passatempi «spirituali».
Ecco che così moltissimi si dedicano alle vite passate, ai poteri mentali, ai registri dell'Akasha, all'aura, e così via: c'è solo l'imbarazzo nella scelta nello stilare un simile elenco.
Tutti coloro si dimenticano che la spiritualità non ha a che fare né con quello in cui si crede, né con quello che si pratica, né con quello che si sa fare, ma solo e semplicemente con il proprio stato di consapevolezza.
Camminare sull'acqua o camminare sul fuoco non ha alcuna importanza, come non l'hanno altri fatti clamorosi, veri o falsi che siano.
L'unica cosa rilevante in questa esistenza è quanto si è svegli e quanto ancora si dorme.
Anche perché tutto il resto discende a cascata, è una semplice conseguenza del proprio livello di consapevolezza.
Per questo motivo, la cosa più importante, invero l'unica cosa importante, è curare il proprio percorso evolutivo, fare passi avanti verso il risveglio.
E davvero non c'è altro da fare, il resto sono tutte sciocchezze.
Buddha
"Se ti ami, osservati.
Veglia durante una parte della notte."Buddha
La notte è ovviamente l'inconsapevolezza in cui è immerso l'uomo comune.
E l'invito di Buddha, l'invito più bello e commovente che possa esistere, è quello di vegliare, di essere presenti, di non perdersi nel buio della notte.
Chi si ama, dunque, veglia.
E, di conseguenza, chi non tiene a sé non ci bada, non veglia, non si osserva, lascia che la sua vita trascorra nella totale inconsapevolezza, nel totale automatismo, perso nel buio della notte.
L'esortazione di Buddha peraltro, oltre che amorevole, è anche molto tenera, poiché non invita a un'osservazione costante e feroce, da guerriero indomito, consiglio che sarebbe pur validissimo e magari adatto a certe persone, ma si limita a proporre di vegliare almeno «durante una parte della notte».
Ossia, fai quello che riesci a fare, amati per quanto ora riesci ad amarti, sii osservatore per quanto ora te lo consente la tua forza interiore.
Amati, e osservati, altrimenti sarà sempre notte e sarà sempre oscurità.
Sri Ramakrishna
"Che la preghiera sia la vostra preoccupazione costante, che sia il principio e la fine della vostra giornata e della vostra vita."Sri Ramakrishna
Ciò che Sri Ramakrishna intende con «preghiera» non è ovviamente la preghiera cristiana a mani giunte e in ginocchio, e nemmeno la preghiera islamica rivolta a un segno cardinale, per non parlare di quella ebraica faccia al muro, ma, molto più in generale, lo stato di preghiera interiore, ciò che poi è l'essenza dello stato meditativo, e che va a coincidere con lo stato di presenza vigile e attenta.
In tal senso, dire meditazione, dire preghiera, dire stato di presenza, dire stato di consapevolezza, è sostanzialmente la stessa cosa.
Tale stato dev'essere l'obiettivo costante dell'essere umano, che egli vi arrivi dopo una pratica meditativa o dopo una disciplina interiore.
Quando ti svegli la mattina, il tuo primo pensiero deve essere la presenza e il tuo percorso evolutivo.
Quando vai a coricarti la notte, il tuo ultimo pensiero deve essere la tua consapevolezza.
E ciò che vale per l'arco della giornata vale anche per l'arco dell'intera vita: lo stato di consapevolezza è l'unica cosa che importa, e dunque è l'unica cosa meritevole della nostra preoccupazione e cura.
La «preghiera» deve essere la nostra preoccupazione costante perché non c'è letteralmente altro di cui preoccuparsi.
A cura del Giardino dei Libri
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