La Pachamama è la Grande Madre comune a tutti gli uomini e rappresenta la base stessa della vita, poiché è la fonte primaria che dà il nutrimento necessario. Il poeta boliviano contemporaneo Juan Condorcanqui, nativo di Oruro, appartenente all’etnia Aymara, illustra molto bene nella poesia che segue il rapporto fra l’uomo e laPachamama, ossia la Madre Terra. Infatti, in questo esempio lirico, il culto della grande dea generatrice si rivela una delle esperienze più profonde della spiritualità indigena; verso di lei si proietta l’anima andina piena di rispetto, venerazione e gratitudine.
Pachamama, donna eterna, oh fonte, oh Porta del Sole da te nacquero la luce per tutti i ranchos (fattorie) e i monti del mondo.;
Raccogli nel tuo ventre questo tuo popolo, che è il mio cuore;
Raccogli i suoi pianti, le sue terre, le sue miserie saccheggiate;
Oh Mamala (mammina), Pachamama, che dalle tue viscere ardenti di vita;
Germogli mille cuori fratelli, mille amori, centomila Lama e vigogne (animali selvatici simili ai lama), centomila ayllu (famiglie, tribù) e una stella, centomila figli delle nostre donne;
Ti supplico per la mia fede e il mio lavoro e per il rigore immenso dei Mallkus (rappresentante indigeno, ma anche mummia sacra) che dal tuo seno materno, Pachamama fiorisca della Pampa il fiore di Quinoa e rinasca la fratellanza dell’Ayni.
Il termine Pachamama ha nel pensiero andino implicazioni filosofiche profonde. Pacha in lingua quechua significa sia tempo che spazio, quindi il mondo animato nella sua totalità. Il concetto è molto differente da un’altra parola nativa: Alpa, che si riferisce alla terra come materia costituisce il suolo naturale.
La Pachamama viene anche chiamata semplicemente Pacha o Pacha Tierra Santa Maria, e viene spesso assimilata al culto alla Vergine cristiana.
Non è propriamente una dea con caratteristiche personali definite, anche se suscettibile a personalizzazioni secondo specifiche credenziali regionali; non è nemmeno una forza impersonale indefinibile come mana (termine polinesiano che indica un potere sovrannaturale che impregna oggetti o entità); è invece lo spirito dotato di attributi genetici, rigenerativi di femminilità.
È la divinità creatrice per eccellenza, che simbolizza la fecondità delle piante, degli animali e dell’uomo. E’ prodiga e tollerante, però di fronte all’indifferenza umana può ritirare la sua protezione propiziatoria dando luogo all’indebolimento la scarsità. L’andino le offre un grande rispetto e quindi il fatto stesso di aprire un solco con l’aratro, non può avvenire senza prima aver ottenuto il permesso con l’espressione dichicha (bevanda spesso alcolica ottenuta attraverso la fermentazione del mais) o di altro liquore alla Madre Terra. Non facendolo potrebbe ferirla o graffiarla, mancarle della devozione necessaria. (La Pachamama non può essere aspersa con acqua, occorrono sempre bevande alcoliche, perché nell’alcol c’è il fuoco, elemento purificatore).
La terra quindi è un’entità con un corpo con parti corrispondenti a quelle dell’uomo. L’uomo non può intervenire nei ritmi creatori e distruttori della Terra, se li alterasse cambierebbe il flusso delle loro forze; la fecondità del pianeta dipende da queste e dalla sua unione con il Cielo: quando Terra e Cielo si congiungono viene perpetuata la creazione cosmica.
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