mercoledì 20 settembre 2017

LA RESPONSABILITA' DELLA RICCHEZZA...BRIZZI.....

La Responsabilità della Ricchezza

La Via della Ricchezza - Anteprima del libro di Salvatore Brizzi

Le scelte che fate tutti i giorni

"Non potete vivere un giorno perfetto senza fare qualcosa per qualcuno che non sarà mai in grado di ripagarvi."
John Robert Wooden, allenatore di pallacanestro
Le scelte che fate tutti i giorni - specialmente se siete genitori, educatori, coach, manager - producono conseguenze non solo su voi stessi, ma generano impatti su molti altri individui e talvolta addirittura su intere collettività, anche se in larga parte dei casi non siete consapevoli di tali conseguenze. Quando accettate le modalità di pensiero mainstream (il pensiero condizionato dei media e della massa), anziché sostenere un modo di pensare differente, vi prendete la responsabilità di trattenere in uno stato di sonno tutti coloro che vi circondano, in particolare i più giovani, che invece avrebbe fame di un nuovo modo di intendere la realtà, dove ricchezza e povertà assumono significati differenti.
La povertà non è un valore. La povertà è una condizione di cui vergognarsi e alla quale mettere riparo immediatamente. Ovviamente sto parlando di una vergogna costruttiva, che vi costringe a una reazione coraggiosa. L’uomo moderno non si vergona più della sua povertà, anzi, la mette in mostra quasi fosse un principio morale di cui vantarsi, aiutato in questo dai discorsi di papa Francesco. Il povero viene esibito e compatito in televisione all’interno di trasmissioni che hanno la pretesa di illustrare “la difficile realtà di oggi”. L’intervistatore gioca sul senso di colpa dello spettatore, inviando un insidioso messaggio subliminale: “Il povero non è povero perché sta sbagliando qualcosa nell’interpretazione della realtà, ma è povero perché una società ingiusta - di cui tu, spettatore, fai parte - lo tiene nella povertà.”
Io non appartengo alla categoria dei motivatori, non sono un esperto di “legge di attrazione” né mi occupo di coaching; il mio scopo infatti non è il denaro e non voglio che lo sia per voi. In questo libro non vi insegnerò a vendere di più, ad essere competitivi o a inseguire i soldi. Vi darò i mezzi per trasformarvi, affinché i soldi arrivino a voi senza che dobbiate inseguirli, come conseguenza spontanea del vostro radicale cambiamento. Avendo realizzato già da tempo che solo il Sé - l’essenza profonda dell’essere umano - è reale, mentre tutto il resto fa parte di un’illusione olografica, il mio autentico scopo è portare altri alla medesima realizzazione, qualunque sia l’argomento che tratto nei miei scritti. Un uomo che sa chi è, è un uomo invincibile e di successo.
La ricchezza è unicamente la conseguenza dell’aver ottenuto delle progressive espansioni di coscienza. Nella misura in cui, giorno dopo giorno, vi identificherete sempre di più con il vostro autentico Sé e aprirete il vostro Cuore alla vita, il cambiamento di coscienza che avverrà in voi sarà di natura tale per cui risolverete in maniera definitiva le vostre difficoltà col denaro e otterrete tutti i soldi che vi occorrono per portare avanti i vostri progetti, ma... soprattutto... scoprirete finalmente quali sono questi progetti.
I tempi in cui colui che si realizza spiritualmente vive su una montagna, vestito unicamente di un perizoma e bevendo una scodella di latte al giorno - nello stile di Ramana Maharshi - sono estinti per sempre. Chi si realizza oggi vive in città, usa lo smartphone e porta avanti progetti di successo, finanziati grazie al denaro. La libertà non riguarda il luogo in cui viviamo, come ci vestiamo o il mestiere che svolgiamo, bensì lo stato di coscienza in cui siamo. Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato.
Io vi parlo della possibilità di essere un cittadino per bene, libero, ricco, al servizio dell’umanità e spiritualmente realizzato.
Negli ultimi anni, affrontare la questione dei soldi ha smesso di essere una scelta individuale per trasformarsi in un’urgenza sociale che coinvolge sempre più persone. Prima o poi tutti dovranno confrontarsi con la loro concezione di ricchezza e, volenti o nolenti, saranno chiamati a modificarla radicalmente... se vorranno sopravvivere. La crisi che incombe da anni sulla nostra economia - e che è ben lungi dal volgere al termine - svolge esattamente questa funzione: svegliare con un calcio nel sedere chi si era addormentato all’intemo d’un lavoro stipendiato, chi si sentiva al sicuro alla guida della sua aziendina di successo o chi pensava di avere diritto a un lavoro solo per essersi laureato.
Non è infatti ammissibile che una società civile continui a sostenere una concezione della ricchezza che include il senso del possesso, la competitività e la paura di perdere denaro. Proprio affinché tale vecchia visione possa essere finalmente messa da parte, l’esistenza sta mettendo in atto la “crisi perfetta”, un piano che pare studiato a tavolino con lo scopo di portare i cittadini a perdere progressivamente tutto ciò che hanno e diventare sempre più dipendenti dallo Stato. Chi uscirà dalla crisi sarà un uomo nuovo, libero, con una nuova visione del denaro e della vita in generale; gli altri... semplicemente non usciranno dalla crisi.
Il successo economico, in particolare in Italia - e ancor di più negli ambienti della spiritualità - sovente viene visto come un obiettivo indegno, ignobile, se non addirittura moralmente riprovevole. Ciò è dovuto principalmente alla cultura religiosa, che nei secoli ha condotto milioni di persone a credere che spirito e denaro non potessero coabitare nello stesso individuo. Se posso essere d’accordo sul fatto che l’attaccamento al denaro abbia origini “diaboliche”, non sono d’accordo sul fatto che il denaro di per sé rappresenti qualcosa di diabolico, essendo il denaro unicamente l’espressione di un’energia che sta a noi utilizzare in maniera corretta. Con il fuoco potete scaldare o bruciare, lo stesso potete fare con il denaro.
Nella scala dei miei valori, il denaro non figura nemmeno ai primi posti, in quanto i valori che sostengono la mia vita e il mio lavoro sono altri: primo fra tutti, la scoperta di chi sono veramente, cioè l’espressione del mio autentico Sé interiore. Il denaro è solo la conseguenza - un effetto collaterale non ricercato - del lavoro di crescita interiore che ho portato avanti per decenni. Già da tempo il denaro ha smesso di essere qualcosa di “mio” per divenire un’energia che mi passa attraverso, nella misura in cui mi occorre per la mia missione, giorno dopo giorno. Un’energia che, paradossalmente, ha cominciato a fluire liberamente da quando ho smesso di volerne acquisire il controllo. Adesso il denaro può entrare e uscire da me senza impedimenti. Io ho altro a cui pensare.
Il desiderio di ottenere e controllare il denaro, con la conseguente inevitabile paura di perderlo, costituiscono un freno all’afflusso di soldi. Pensare spesso al denaro o preoccuparsi per la sua mancanza, non ne farà arrivare di più. Quando l ego comincia a mollare la presa, l’energia del denaro comincia a scorrere.
Imparare a fare soldi onestamente, gestirli e condividerli sono aspetti della vita di una persona che non possono non migliorare anche la società. Considerare il denaro come “una cosa sporca” fa sì che proprio le persone che sarebbero moralmente e spiritualmente più elevate non abbiano mai sufficiente denaro a disposizione per cambiare davvero le cose nel mondo o anche solo nell ambito delle loro famiglie e dei loro conoscenti, mentre, al contempo, le grandi quantità di denaro restano spesso saldamente nelle mani di coloro che non perseguono obiettivi né morali né spirituali.

Abbandona l’egoismo

Abbandona l’egoismo che ti fa dire: «Io non ho soldi per aiutare gli altri. Io sono solo una brava persona che porta a casa il suo umile stipendio, che fa meditazione ogni tanto, che fa la raccolta differenziata e non parcheggia mai nello spazio riservato ai disabili. Gli aiuti economici ai più poveri li devono dare le grandi multinazionali che possiedono milioni di euro e governano il mondo!» Abbandona questo tuo bieco egoismo e abbi il coraggio di diventare ricco. Assumiti la responsabilità della ricchezza, anziché lamentarti per ciò che fanno o non fanno i ricchi. Perché essere ricco è una tua responsabilità e un tuo dovere.
Nell’universo di chi è ricco e ha imparato a gestire bene i suoi soldi esiste la “regola della decima”, una regola non scritta che invita a versare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che si guadagna. La ricchezza è un dovere e questa regola fa parte dei doveri di chi è ricco. Se decidi di continuare a leggere questo libro, devi impegnarti sin da ora a donare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che guadagni, già a partire dalla fine del mese in corso. Dovrai farlo anche se oggi è l’ultimo giorno del mese. Se hai guadagnato solo 300 euro, dovrai donarne 30; se hai guadagnato 10000 euro, dovrai donarne 1000. Sei libero di scegliere tu la forma: puoi dare dei soldi in contanti a un certo numero di senzatetto che incontri per strada oppure fare un bonifico a un’organizzazione che costruisce pozzi d’acqua in Africa. L’ideale sarebbe che tu facessi beneficienza a qualcuno che non sa nemmeno chi sei e non potrà mai ringraziarti, ma posso capire quanto questo sia difficile in una società basata sulla visibilità e sulla rintracciabilità. Fate del vostro meglio. Questo significa che per il solo fatto di aver acquistato questo libro, tu migliorerai e il mondo intorno a te migliorerà. Se non sei in grado di fare questo, anche a se a te il mio libro interessa comunque, sei tu che non interessi me, perché io ho grandi obiettivi, e per realizzarli mi servono individui con il Fuoco già acceso.
Se decidi di continuare a leggere questo libro, devi impegnarti sin da ora a donare in beneficienza il dieci per cento di tutto ciò che guadagni, già a partire dalla fine del mese in corso.
Se anche solo diecimila lettori acquisteranno questo libro e stringeranno questo patto con me, ci saranno comunque diecimila persone che nei prossimi mesi distribuiranno il 10% dei loro guadagni in giro per il mondo, a persone che hanno più bisogno di loro. Calcolando uno stipendio minimo di soli 1000 euro mensili, e quindi 100 euro di beneficienza, moltiplicato per diecimila copie del libro, significa 1000000 di euro di beneficienza... ogni mese! Vi rendete conto di quanto in fondo sia semplice innescare dei “circoli virtuosi”, capaci di portare beneficio al mondo, se davvero sentite che la vostra missione è mettervi al servizio del pianeta? E non è forse giusto e naturale che, come effetto collaterale, anche voi diventiate sempre più ricchi?
In un mondo dove la maggioranza degli uomini cerca il proprio vantaggio anziché il bene comune, è sempre più necessario emergano figure di ricchi e di potenti che impieghino risorse e denaro per la difesa e l’evoluzione sia culturale che spirituale del prossimo, e non per il suo sfruttamento. Servono persone che investano il loro capitale in una banca che si chiama “famiglia umana”. Il vostro ego, che si percepisce sempre isolato e in pericolo, è un baratro senza fondo, perennemente insoddisfatto e irrequieto. Lavorando per lui, gettate tutte le vostre energie in quel baratro.
Un esempio di utilizzo illuminato del denaro è rappresentato dal mecenatismo, ossia una forma di sostegno economico e materiale da parte di sovrani, aristocratici e ricchi possidenti, nei confronti di artisti e letterati; un fenomeno che in passato ha ampiamente interessato anche la Chiesa, sempre disposta a finanziare artisti capaci di rappresentare degnamente la “gloria del Signore”. Il Rinascimento italiano, che viene considerato il periodo di sviluppo culturale più importante della storia dell’occidente, deve il suo splendore alle ricchezze che i mecenati del tempo investivano in arte e cultura. Tra gli esempi più noti di mecenatismo vi è quello di Firenze tra il 1400 e il 1500, dove i signori della città, i Medici, sostennero e patrocinarono numerosi artisti al fine di dare lustro alla propria casata: radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi dell’epoca.

Mecenatismo

In tempi più recenti, l’esempio di mecenatismo più conosciuto dai media è forse dato dalla figura di Peggy Guggenheim; ma sia a livello internazionale che in Italia, le fondazioni che promuovono arte, studi e ricerche sono centinaia e centinaia. Solo per rimanere nel nostro paese le prime che vengono in mente sono la famiglia Frescobaldi (quelli dei vini), la Pirelli HangarBicocca, la Fondazione Altagamma di Andrea Illy (presidente di Illy Caffè), ma si possono annoverare nel fenomeno del neo-mecenatismo anche i restauri di palazzi e monumenti finanziati da fondazioni bancarie o grandi imprenditori. Sul sito Artbonus.gov.it’ è consultabile un elenco dei mecenati - che hanno voluto rendere noto il loro nome - che hanno effettuato erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo in Italia. L’elenco dei mecenati comprende attualmente circa 5000 nomi, suddivisi in quattro categorie: erogazioni liberali maggiori di 100000 euro, fra i 10000 e i 100000 euro, fra i 1000 e i 10000 euro, al di sotto dei 1000 euro. In questo caso stiamo parlando solo di donazioni a favore di istituzioni pubbliche e nell’interesse di beni culturali pubblici, ma le forme e i destinatari delle donazioni in realtà possono essere infiniti.
E tu cosa stai facendo? Quante migliaia di euro hai investito quest’anno a favore di arte, cultura e ricerca? Quante ludoteche hai aperto nel tuo quartiere? Quanti nuovi pozzi d’acqua hanno costruito quest’anno in Africa o in India grazie al tuo denaro? Nessuno? E perché? Lo so io perché: perché non hai un’azienda ben avviata, non sei un banchiere... non sei ricco. E non sei ricco perché sei più preoccupato di riuscire a pagare tutte le bollette a fine mese piuttosto che dello stato di conservazione del patrimonio artistico della tua città o di quale sia la razione d’acqua giornaliera che possono bere le persone in alcune zone del mondo. Non sei ricco perché le tue misere preoccupazioni quotidiane ti impediscono di aprire il tuo Cuore e scoprire la tua missione. L’attaccamento al tuo lavoro stipendiato ti allontana dal coraggio necessario per seguire ciò che ti appassiona. Allora comincia da oggi a comportanti secondo l’etica della ricchezza: dona il 10% di quello che guadagni.
Stare chiuso nella tua stanza a fare meditazione e leggere libri di spiritualità - mentre ti lamenti di come va il mondo - non è più sufficiente, e non è mai stato sufficiente. Qui si tratta di cambiare l’educazione edificando le scuole della nuova era, influendo sulla politica, l’economia, la televisione, internet e i mezzi d’informazione in generale. Ma per avviare comunità autosufficienti, costruire scuole, aprire un quotidiano di successo, creare un portale web o una nuova app per i cellulari, fondare un movimento o addirittura un partito... occorrono soldi, tanti soldi. Io voglio un mondo di persone ricche, socialmente influenti e spiritualmente sensibili allo stesso tempo. Questo libro è il mio contributo alla realizzazione di questo mondo.
Compi anche tu il tuo dovere.

La Via della Ricchezza - Anteprima del libro di Salvatore Brizzi
Questo testo è estratto dal libro "La Via della Ricchezza". per chi fosse interessato al libro di BRIZZI basta cliccare sul link azzurro

2 commenti:

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