domenica 10 giugno 2018

LA COCCINELLA PORTAFORTUNA E LA SUA SIMBOLOGIA........



In primavera, nei parchi ed in campagna, è facile incontrare quei piccoli animali con sei zampe, spesso dotati di ali, che chiamiamo insetti. Talvolta sono fastidiosi come le mosche e le zanzare, altre volte sono affascinanti come le farfalle, in altri casi sono importanti seppur misconosciuti amici delle piante, che contribuiscono ad impollinare ed a proteggere dai parassiti. Mi è capitato di vedere più volte scene di autentica (e razionalmente immotivata) isteria a causa di queste piccole ed innocue creature volanti che si avvicinano con tenue ronzio, per non parlare del panico spesso scatenato dalla semplice presenza di insetti dotati (in tal caso per loro disgrazia) di pungiglione, come api e bombi. Quasi sempre gli innocenti animaletti, per la sola colpa di avere ali e zampette, vengono crudelmente ed inutilmente uccisi nella generale e incondizionata approvazione dei presenti, certi così di avere allontanato da sé e dai propri cari chissà quale terribile minaccia. È singolare invece il diffuso sentimento di simpatia e favore suscitato dalla coccinella, che, come altri coleotteri, è in grado di camminare e di volare, posandosi spesso sulle mani dei bambini, subito incuriositi dall’incontro. In questi casi, la stessa madre, pronta a schiacciare strillando ogni altro inerme insetto, sorriderà rassicurante e ammonirà il figlioletto, dicendo: “È una coccinella; non farle del male. Ti porterà fortuna!”. Tale gentilezza nei confronti di piccoli animali selvatici è rara. Evidentemente alcuni simboli ancestrali operano nell’inconscio degli esseri umani invitandoli ad accogliere con gentilezza e simpatia la coccinella.
Antropologia dei rapporti con la coccinella

Da un punto di vista antropologico si può pensare che la forma ed i colori della coccinella risultino, oltre che ben riconoscibili, particolarmente graditi, ma io credo che soprattutto sia rilevante un antico retaggio culturale di matrice europea. Almeno a partire dal Medio Evo la coccinella gode di un duraturo gradimento popolare, ed è per questo che è uno dei pochi insetti che ancora oggi risultano generalmente simpatici.

Nell’antichità questo insetto, e particolarmente la specie con sette nitidi puntolini neri sulle elitre rosse (Coccinella septempunctata), ricordava le sette stelle più brillanti delle Pleiadi. Questo affascinante ammasso stellare era particolarmente utile alla navigazione nel Mediterraneo, ma soprattutto si trova presso la costellazione del Toro, ed è quindi un antico simbolo della Dea Madre e della preistorica cultura matriarcale che dominò tutta l’Europa nell’Era detta, appunto, del Toro.
Coccinelle amiche dell’uomo e della Vergine Maria

Per quella sottile ma innegabile continuità culturale che ancora vive nei popoli europei, alcuni secoli fa la coccinella fu associata simbolicamente alla Vergine Maria. Si pensi al mese mariano di maggio, ed alle rose che fioriscono in questo periodo che vede il Sole simbolicamente nel segno del Toro, e riconosceremo molti emblemi della Madonna.

Effettivamente la coccinella è un amico dell’uomo in quanto grande divoratore di afidi, i piccoli pidocchi che tanti danni arrecano alle rose e ad altre piante coltivate. Tale caratteristica doveva essere nota ed universalmente riconosciuta, così come era (ed è) comune trovare il simpatico animaletto sui petali e sui gambi delle rose alla ricerca delle sue prede preferite. Ancora oggi la coccinella è un apprezzato strumento di lotta biologica ai parassiti ed un’interessante alternativa all’uso di insetticidi chimici. Gli afidi, quei piccoli “demoni” scuri che succhiano la linfa dei germogli, sono tenuti a bada e sconfitti dalla coccinella, che viene associata così alla Vergine Maria, a cui si dedicano le mistiche rose e lo stesso mese di maggio in cui più frequentemente fioriscono.

Non è certamente un caso che in certe zone della Toscana le coccinelle siano ancora chiamate confidenzialmente “mariole” o “marioline”, piccole inviate di Maria. Per gli stessi motivi, in molte zone d’Europa si dice che le coccinelle caccino i cattivi spiriti ed il malocchio, e per questo sono sempre le benvenute.

Le ragazze tedesche le chiamano “uccellini di Dio” o “galline delle donne”, e le usano come ideali messaggeri d’amore, mercuriali animaletti volanti che si posano sugli innamorati e li fanno in questo modo comunicare, anche se si trovano distanti: inviati celesti di buon augurio chiamati anche “galletti di Maria” o “vitellini del Sole”.

La “piccola mucca di Dio” è invece il popolare nome russo della coccinella, a ricordare ancora una volta le origini taurine del mito, codificatosi probabilmente dal 4000 al 2000 a.C. su precedenti basi culturali neolitiche.

Anche nelle Isole Britanniche la coccinella è detta “mucca di Dio Onnipotente” ovvero “bird of our Lady” (uccellino di nostra Signora), rimarcando così il diffuso convincimento popolare della positività dell’incontro con questo insetto, per la sua associazione con la divinità: la “gallinella del Signore” o “madonnella” appare quindi come messaggera divina, e, per questo motivo, porta fortuna nell’immaginario collettivo di tutta Europa.

In certe zone la coccinella si dice che svolga le funzioni della cicogna e che porti i bambini, associandosi ai miti della fertilità, e quindi della fortuna in generale. Le giovani donne che speravano di avere molti figli salutavano con gioia l’arrivo dell’insetto e contavano, come un segno d’augurio, le macchie nere sulle elitre per avere informazioni mantiche sul numero di bambini che avrebbero partorito: a seconda della specie, tale numero variava spesso fra sette e dodici!

Una tradizione popolare siciliana addirittura associa l’animaletto a San Nicola, precursore del moderno Babbo Natale portatore di doni; ed ecco che la “palumedda” vola a sostituire nella fessura del muro il dentino caduto al bambino con una brillante moneta. Qui la coccinella, intesa come “piccola colomba” è davvero un messaggero celeste.

A San Michele, altro tradizionale araldo divino, è associata la coccinella in una popolare filastrocca piemontese:

“La gallina di San Michel, stende le ali e vola al ciel”.

È interessante osservare l’animaletto alzare le resistenti elitre rosse e distendere le sottostanti e delicate ali membranose prima di spiccare il volo: sembra un lento e placido insetto terrestre, una piccola mucca sul prato, che in un attimo mostra le ali che teneva nascoste e si alza, lenta ma sicura verso il cielo, verso la luce del Sole.

Ed è certamente in riferimento alla luce che la coccinella è chiamata anche “Lucia” in certe zone della Toscana, mentre ai bambini di questa regione fino a qualche tempo fa si insegnava una filastrocca di più incerto significato simbolico e semantico:

“Mariola, mariola,

prendi il libro e vai a scuola.

Quando arrivi a mezza via,

prendi il libro e buttalo via”.

Concludendo, il simpatico animale ci ha infine mostrato i motivi che lo hanno portato ad essere un popolare portafortuna.

Ecco perché, ancora oggi, per molte persone, se una coccinella si posa sulla mano, è un segno sicuro di buona sorte. Ed ecco perché tale riconosciuto simbolo è stato usato con successo in numerose campagne pubblicitarie, associandosi anche facilmente all’idea di freschezza primaverile e quindi di gioventù.

Giovanni Pelosini

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