Riti di San Giovanni: Magia, Abbondanza e il Potere del Sole.
Il solstizio d’estate e la festa di San Giovanni si intrecciano, segnando uno dei momenti più carichi di energia dell’anno. La luce raggiunge il suo massimo splendore e la natura è nel pieno della sua abbondanza, offrendo agli uomini l'opportunità di connettersi ai flussi cosmici con l’intento di attrarre prosperità.
Il rituale era semplice: si bruciavano tre foglie di alloro sulla fiamma di una candela, sulla pietra focaia del camino, o tra le braci di un falò rituale, in una notte di forte energia. Il momento ideale cadeva tra il solstizio d’estate e la festa del raccolto (fine luglio, inizio agosto), preferibilmente con la luna crescente o piena, enunciando:
"Questo alloro per l’abbondanza, la fiamma rinnova la sua essenza."
Mentre il fumo si alzava, il desiderio prendeva forma e si rafforzava nel mondo invisibile, unendosi alla volontà e al pensiero di chi eseguiva il rito.
L’alloro bruciato non veniva disperso: la sua cenere veniva mescolata con miele, creando una mistura speciale dal potente valore simbolico. Nelle comunità contadine dei miei territori, il miele era prezioso perché non sempre disponibile. L'apicoltura non era molto diffusa, gli alveari selvatici erano rari e la loro raccolta regolata da leggi. Il miele, dunque, veniva conservato con cura e usato con parsimonia e rispetto.
Con la mistura di cenere d’alloro e miele ci si lavava le mani in un catino d’acqua tiepida, lasciando scorrere la mistura tra le dita e recitando:
"I miei palmi come un baule di monete: diventa oro nelle mie mani ogni buon pensiero."
Le mani dovevano asciugarsi naturalmente, a contatto con l’aria. Inoltre, fino al giorno successivo, era consigliabile evitare di dare la mano o passare denaro direttamente a qualcuno. Per i pagamenti, si potevano appoggiare le monete o le banconote su un tavolo, permettendo al destinatario di prenderle senza il gesto simbolico del passaggio da mano a mano, che equivaleva ad affidare la propria fortuna e abbondanza a qualcun altro.
L’acqua utilizzata nel rituale veniva versata davanti all’uscio di casa o nei vasi domestici, in un punto attraversato solo da chi aveva compiuto il rito o dai familiari, per almeno 24 ore.
Il rituale si concludeva con un gesto di gratitudine verso l’universo e il divino.
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