venerdì 6 marzo 2015

COME SI VIVE NELL'ALDILA'?

Come si vive nell'aldilà? 

L'uomo che vive nei mondi spirituali il periodo tra la morte e una nuova nascita, rivolge la propria nostalgia al nostro mondo fisico, all'incirca nel modo in cui noi rivolgiamo la nostra nostalgia al mondo spirituale.
L'anima non è priva di coscienza, anzi sperimenta in sé una coscienza accresciuta. Giunge poi il tempo in cui l'essere attraversa la mezzanotte cosmica dell'esistenza spirituale tra morte e nuova nascita.
Si passa al tempo della nostalgia, che sulla terra è un rimpianto mentre di là è un sentimento attivo, è una forza animica che fa predisporre il pareggio, per tutto ciò che è stato lasciato incompiuto, in una nuova vita.
Si scopre che vi sono anime verso le quali si è debitori o creditori e si desidera rivivere una vita terrena con quelle persone. L'anima si crea così l'archetipo spirituale della nuova vita terrena, individua il come e il dove incarnarsi e con quali genitori.
Quindi la nostra vita attuale ha acquisito le sue forze tra l'ultima morte e la nuova nascita. Ci siamo preparati da noi stessi quel che sperimentiamo nella nostra esistenza terrena.
L'anima non ritorna sulla terra se non quando si è modificato l'ambiente in cui può giungere; questo perchè deve poter sperimentare del nuovo in una nuova vita.

Ci sono due momenti nella giornata... 

Ci sono due momenti in ogni nostra giornata che possiamo utilizzare per contattare i defunti: sono il momento in cui ci addormentiamo e il momento in cui ci risvegliamo. Questi due attimi hanno un'importanza straordinaria: il primo è il tempo adatto a porre domande; il secondo è il più propizio per ricevere risposte. E' necessario concentrarsi, avere un atteggiamento ricettivo, e staccarsi dalle attività. L'addormentarsi e lo svegliarsi durano solo un attimo, ma se si acquista sensibilità per questi due momenti avremo le migliori notizie dal mondo spirituale.
Se vogliamo chiedere qualcosa ad un'anima defunta dobbiamo mantenere viva la domanda sino al momento in cui ci addormentiamo. Non deve essere un lungo discorso.
Al momento del risveglio invece, bisogna essere ricettivi per quello che il defunto ha da comunicarci. Il momento del risveglio è il più favorevole alla ricezione dei numerosi messaggi dai defunti, anche se non ne siamo coscienti.
Noi parliamo continuamente coi morti nella parte inconscia della nostra anima. Se nel momento di addormentandoci diremo loro quanto scaturisce dal profondo del nostro cuore, o porremo delle domande, al risveglio saranno loro a parlare con noi, ed eventualmente rispondere alle nostre domande.
E' importante mantenere un rapporto di affettuoso e cordiale interesse, un atteggiamento amorevole e una profonda partecipazione. Dovremmo ricordare dei momenti in cui siamo stati profondamente congiunti con la persona deceduta, dei momenti in cui ci si è particolarmente interessati a lei, e poi offrirle questo ricordo come se si volesse dirle qualcosa.
Solitamente la coscienza normale si addormenta subito, ma spesso quanto è trascorso durante il giorno permane nei sogni. Quando sogniamo delle persone defunte diamo spesso delle interpretazioni errate, pensando che esse ci comunichino qualcosa con i sogni. Dovremmo piuttosto riconoscere che nei sogni traspare qualcosa che proviene della nostra anima e va verso i morti: sono delle nostre proiezioni.
Al nostro risveglio siamo accostati da molti defunti. Gli impegni quotidiani premono, e il momento del risveglio passa veloce, senza che noi prestiamo attenzione a ciò che emerge dalla nostra anima, e quel poco che recepiamo lo attribuiamo a noi stessi. Invece, ciò che sentiamo emergere dal nostro prfondo, è proprio ciò che i nostri cari scomparsi hanno da comunicarci.
In molte cose che noi facciamo dovremmo riconoscere. che i defunti agiscono in noi. Loro parlano alla nostra interiorità, ma la nostra interiorità noi la interpretiamo in modo errato.

I morti sono sempre intorno a noi 

I defunti sono intorno a noi e partecipano alla nostra vita. Anche i nostri pensieri, desideri, intuizioni sono da loro influenzati. Dobbiamo esserne coscienti.
Essi, infatti, si muovono e vivono intorno a noi! Come durante il nostro sonno non percepiamo gli oggetti fisici che ci stanno accanto, così durante la nostra vita da svegli non percepiamo i morti intorno a noi. Ci separa da loro soltanto lo stato della nostra coscienza.
Il dialogare con i morti è un'attività molto concreta e nessun espediente può sostituire gli sforzi umani di trasformare il dolore in gratitudine. Gratitudine per tutto ciò che si è ricevuto e si è condiviso nella vita.
Bisogna sapere che una parte costitutiva di noi è eterna e che in quanto essere spirituale io posso mettermi in relazione con altri esseri spirituali. Noi abbiamo bisogno dei nostri cari defunti come loro hanno bisogno di noi, perché la conoscenza del mondo spirituale è possibile solo sulla terra. Con i nostri morti c'è una relazione karmica: non solo con i consanguinei, ma con tutte le persone che la vita ci ha fatto incontrare.
Nel periodo tra la morte e una nuova nascita, il defunto che vive nei mondi spirituali può scambiare informazioni solo con le anime nel suo mondo e quelle di quelle persone (ancora viventi sulla terra) con le quali abbia già avuto una relazione terrena nell'ultima vita o in quelle precedenti. Tutte le altre anime gli passano accanto senza che egli le possa scorgere. Questo ci insegna che i rapporti si possono solo stabilire mentre si è ancora in vita, e poi continuano nel periodo tra la morte fisica e la nuova nascita.

Come e quando i defunti ci possono raggiungere 

I nostri cari defunti ci "raggiungono" con più facilità, se qui sulla terra possono trovare pensieri, sentimenti e sensazioni, rivolti a loro. L'amore, la simpatia costante che conserviamo verso i defunti stabiliscono questo collegamento.
I defunti si chiamano con un moto di affetto. E' questo che crea il contatto. E' questo che loro sentono. Bisogna ricordarli in situazioni che abbiamo vissuto insieme, anche le più semplici, non importa se recenti o remote (ad esempio mentre parlava o si lavorava insieme). In altre parole si dovrebbero immaginare delle scene reali.
Quando una o più persone defunte ci vengono improvvisamente in mente, mentre stiamo svolgendo le nostre attività consuete, dobbiamo arguire che sono loro che stanno chiedendo la nostra attenzione. A quel punto è doveroso per noi dedicare loro qualche minuto del nostro tempo, così come faremmo per un appuntamento telefonico: qualche minuto speso per uno "scambio" di idee. Si tratta infatti di uno scambio e non di un discorso unilaterale: uno scambio che risulterà benefico per entrambi.
Questo tipo di attività dovrebbe essere ordinata e programmata con metodo ed esercizio. Essere fedeli e puntuali indica correttezza da parte nostra nei loro confronti, anche se ciò può comportare qualche piccolo sacrificio. Noi abbiamo bisogno di loro quanto loro di noi.

Il purgatorio 

Subito dopo la morte, si apre davanti all'anima del defunto un ampio quadro mnemonico, una specie di film, in cui il defunto vede e sperimenta tutto quanto ha vissuto dalla nascita alla morte fisica, questo comprende anche tutti gli avvenimenti che erano stati dimenticati. Questa esperienza dura pochi giorni.
Dopo che il quadro mnemonico è sbiadito, si rafforza nell'anima qualcosa che sta a metà strada tra il sentire e il volere. Il defunto guarda indietro per vedere quegli episodi della sua vita trascorsa in cui non è stato soddisfatto da ciò che ha detto o fatto, e questo esame dura diversi anni. Guarda alla sua esistenza terrena e vi scorge tristemente tutto ciò che vi è rimasto incompiuto.
Va notato che chi si trova in questa fase può essere aiutato da qualcuno ancora in vita sulla terra.
I defunti vanno ogni notte presso i loro consanguinei e amici e cercano di ristorarsi, di nutrirsi di pensieri e di idee che questi hanno durante il sonno.
Se prima di addormentarci non formuliamo almeno un solo pensiero per i mondi spirituali, non offriamo alcun nutrimento ai nostri cari

condiviso dal sito http://www.viveremeglio.org/0_luce_soglia/relazioni_defunti.htm
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